“Grazie al crowdfunding sono diventata imprenditrice di me stessa. Il crowdfunding mi ha insegnato che se si ha un desiderio da realizzare, il mio era un libro da pubblicare, bisogna rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco, in prima persona. Spendersi, fino a che si hanno le forze, senza sosta, senza abbattersi per le delusioni”. Barbara Di Clemente ha 42 anni, 4 figli e una passione infinita per la scrittura, grazie a Bookabook ha pubblicato il suo libro “Il capolinea dell’ultimo sogno”. Un libro realizzato con tenacia e passione, con l’aiuto di Bookabook, una piattaforma che permette agli scrittori di raggiungere i propri lettori: “Un nuovo modo di fare editoria, dove solo le storie migliori incontrano i lettori e si trasformano in libri”.
Prima di incontrare Bookabook conoscevi il crowdfunding?
No, assolutamente! Leggendo Focus ho trovato un articolo che parlava della piattaforma di crowdfunding Bookabook, dedicata all’editoria e agli scrittori emergenti. Sottolineandone la serietà e l’efficacia. Fino ad allora non avevo mai sentito parlare di crowdfunding, non sapevo cosa fosse. Però, avevo un libro in un cassetto e avevo due mesi per proporlo. L’avevo scritto da qualche anno e andava modificato e riadattato. Così mi sono messa al lavoro, scrivendo la notte, alzandomi ogni mattina alle tre e mezza per dare a quella storia la forma che desideravo. Sono stati mesi intensi, compulsivi. Ho vissuto con i miei personaggi, che qualche volta la notte mi svegliavano per raccontarmi qualcosa. E scrivendo la notte ho scoperto un mondo che non conoscevo, nella casa di fronte alla mia una signora ogni notte puliva. Poi, quasi fuori tempo massimo, ho spedito il manoscritto. Ho limato, corretto, riletto, modificato fino all’ultimo, sentivo che alcuni capitoli non camminavano come avrebbero dovuto. La scrittura è una melodia, se non gira senti la stecca. Dopo due mesi è arrivata la risposta, quando ormai credevo si fossero dimenticati del mio libro. Ad agosto sarei partita con la campagna, che sarebbe durata sei mesi. Ora toccava a me. Ero al mare in vacanza, io non sono per nulla social, e quindi la mia campagna si è svolta tutta porta a porta. Ho chiamato associazioni, amici, gruppi di anziani, scuole, sono andata nei ristoranti. Insomma, me la sono giocata al massimo mettendoci la faccia. E questa credo sia stata la mia fortuna. Non è sempre facile spendersi in prima persona. A Chieri avevo uno spazio che poteva ospitare centocinquanta persone. Si sono presentate in due. E io ho parlato a quelle due. Questo progetto mi ha insegnato l’umiltà, il rispetto per ogni lettore; mi ha insegnato a non guardare i numeri ma il singolo, la fiducia in me stessa, la grinta e la determinazione. Consiglio il crowdfunding a tutti quelli che hanno un sogno da realizzare.
Veniamo al libro. I tuoi personaggi sono uomini, e non proprio giovanissimi. Anzi sono alla fine della loro esistenza. Come mai questa scelta?
Ho avuto la fortuna di vivere un legame speciale con mio nonno, un persona importantissima della mia vita. Un uomo che mi ha dato e insegnato tanto. Un padre, un amico, un confidente. Con una forza immensa. Era malato, aveva il morbo di Parkinson, gli ultimi tempi cucinava con un tovagliolo stretto in bocca, per non sbavare. Per me è stato un esempio immenso. Fino alla fine non ha smesso mai di cucinare per noi. Il nonno, con quel tovagliolo in bocca, è diventato il simbolo della forza, della determinazione. Questo nonno mi manca, tanto, ogni giorno. Forse per il legame che avevo con lui, forse perché lo cerco ancora, guardo tanto gli anziani. Perché in loro, nei loro sguardi, nei loro gesti, nelle loro parole, cerco lui. E ciò che più guardi e conosci è ciò di cui meglio puoi parlare. Il lettore entrerà facilmente nella tua storia se è una storia vera e reale. Io con gli anziani ho un legame forte. Con questo libro ho portato su carta ciò che da sempre guardo e da sempre conosco.
Il tuo protagonista, Sebastiano, è un uomo sfortunato, brutto, triste, sebbene benestante. Ha una vita umanamente fallimentare.
Poi un giorno incontra Mario, una persona profondamente diversa e questo incontro li poterà a salvarsi vicendevolmente.
Sebastiano si sente sfortunato, brutto, perché non è mai stato amato. Non è stato amato dalla madre, dalla moglie e nemmeno dai figli. Proprio da loro viene ricoverato, quando inizia a perdere la testa, in una casa per anziani di lusso, un luogo per eletti, come lui, Villa Serena. Persone con tanti soldi e tante lauree e riconoscimenti. E lì si lascia vivere, in una quotidianità fatta di noia e vecchie impostazioni, in un luogo che è pensato solo per morire. Un giorno a Villa Serena arriva Mario, una persona molto diversa da Sebastiano e dagli altri ospiti della struttura. Mario è rozzo e grezzo, ha avuto una vita fatta di fatica fisica e rinunce, ma anche di un grande amore. Ha vissuto in una famiglia povera e e vera, difficile, chiassosa, mentre Sebastiano ha trascorso un’esistenza asettica. Sebastiano decide per gioco e per scommessa di salvare Mario, trasformarlo in un vero signore, insegnandogli le buone maniere. Eppure, inaspettatamente, sarà Sebastiano a cambiare, trasformarsi, scoprire cosa significa vivere, essere un uomo, avere ancora sogni e desideri.
Come avviene il processo di editing e selezione sulla piattaforma di Bookabook?
La prima revisione del libro è arrivata da Bookabook. Ma nel corso della stesura ci sono tante persone che mi hanno aiutato. Innanzitutto Patrizia, professoressa delle medie che mi rivede la sintassi, la consecutio temporum, le sviste, i refusi. Un lavoro preziosissimo e fondamentale. E poi il team di “Editor per una sera”, organizzato proprio da Bookabook. Loro sono andati oltre, da lettori hanno visto piccole e grandi cose. Si sono accorti che gli occhi di un personaggio erano prima marroni e poi verdi, e poi sono riusciti ad amare un personaggio, Giuditta, che io avevo scartato e sottovalutato, aiutandomi a farlo emergere. Anche qui ho compreso quanto il lavoro di ciascun lettore sia prezioso. E quanto la forza di questa piattaforma sia proprio l’incontro dei lettori con gli scrittori.
Il titolo del tuo libro “Il capolinea dell’ultimo sogno” cosa descrive?
È un po’ un ossimoro. Il capolinea è la fine. La fine della vita, a cui tutti arriveremo. Con questo storia ho voluto però ricordare che anche se si è vicini al capolinea si possono avere ancora sogni da realizzare. Si è sempre in tempo per imparare cose nuove, per cambiare, per rinascere. E spesso capita che i sogni di uno diventino i sogni di altri. I sogni di Sebastiano si realizzano e a catena anche il sogno di Mario.
E tu stai realizzando il tuo sogno?
Sto lottando perché si realizzi. Quando scrivo sono me stessa. Adoro scrivere e non potrei vivere senza. Sto dando sfogo a ciò che ho dentro e spero che prima o poi qualcosa arrivi. Una professoressa delle medie mi ha telefonato, dopo aver letto il mio libro, chiedendomi se ne avevo un altro in lavorazione. È bello pensare che ci siano persone che desiderano leggermi. Per lei e per i lettori che mi seguono continuo a scrivere. Scrivo la mattina presto, mi alzo alle cinque e mezza. E poi corro, la corsa mi aiuta a tirare fuori i personaggi, le idee, è incredibile come il movimento aiuti e stimoli la creatività. E i personaggi mi chiamano e mi parlano. Ora sto lavorando a un libro per bambini: creare per loro è molto difficile, bisogna scrivere in punta di piedi, trovare il linguaggio giusto. Incontrerò a giorni un’illustratrice e a ottobre dovrebbe uscire questo libretto. Poi sto lavorando a un altro romanzo, ispirato a due sorelle gemelle meravigliosamente inette. Insomma, non mi fermo.