LinkedIn: molti lo usano e tanti ancora lo temono, perché lo conoscono poco.
Danila Saba, leader del settore formazione – ops, se la presento così, mi toglie il saluto – è Job Coach, lei si definisce “il GPS per la realizzazione professionale” è talmente innamorata di LinkedIn, che utilizza dal lontano 2003, che ci ha scritto un libro: Easy LinkedIn. Un vero GPS per entrare, passo dopo passo, dentro questo social utilissimo, ricorda Danila: “Per costruire la nostra reputazione professionale”.
Grazie a LinkedIn e a tutte le immense potenzialità che offre, e che crescono giorno dopo giorno – di questi giorni la possibilità di caricare storie – possiamo arrivare là dove, in autonomia, non riusciremmo sicuramente a giungere.
Una laurea in scienze dell’educazione, un master che l’ha portata a lavorare nelle aziende, occupandosi di personale: prima nella selezione e poi nell’orientamento professionale, Danila è fermamente convinta che LinkedIn sia il social del futuro, con il giusto grado di riservatezza, come piace a lei, sarda di nascita e torinese d’adozione.
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Gli albori di LinkedIn
Ho iniziato a lavorare con LinkedIn nel 2003, inizialmente era una piattaforma in cui si caricava il proprio Cv. Niente di più. Si era in epoca predigitale, non tutti avevano lo smartphone, Facebook è arrivato in Italia nel 2008, non c’era Instagram, tutto molto differente.
Poi, un passo alla volta, si è evoluto e trasformato, ampliando le possibilità e le offerte, sia per i professionisti che per le aziende; continuando però a mantenere le caratteristiche che lo rendono unico: è un social professionale, niente fiori, gatti, scampagnate in campagna.
È adatto a tutti, ma proprio a tutti, dai Ceo di aziende importanti ai giovani laureati, dai professionisti affermati ai freelance: LinkedIn, se utilizzato correttamente, è un’ottima piattaforma per crescere professionalmente, per cambiare lavoro, per cercare collaboratori, per trovare clienti.
Ma ci vuole tempo, un tempo di qualità. Non è necessario dedicargli tante ore, bisogna metterci testa, attenzione, e anche un pizzico di cuore e curiosità.
Linkedin è cambiato, così come il modo di proporsi delle persone.
Si, moltissimo. Il cambiamento rispecchia il segno dei tempi che viviamo. Una volta parlava il titolo di studio e le aziende in cui si era lavorato. Ora la professionalità nuda e cruda non basta più. Le competenze tecniche ci sono per molti, la conoscenza delle lingue, la laurea, questi aspetti sono scontati, a parità di studi valgono quelle che ora si definiscono “competenze trasversali”, che servono a tutti noi per affrontare il mondo. Cosa ci distingue da un altro candidato? Cosa ci rende unici? Tutti aspetti che vanno valorizzati e raccontati.
Ecco, raccontare, con quale linguaggio?
Anche il linguaggio è cambiato. Niente “leader di settore, capacità di gestire un team, communication strategist, international research consultant” .
Quel modo di parlare, che vuol dire tutto e niente, che si scioglie come neve al sole ancor prima di arrivare all’ultima parola, non funziona più: non permette di innescare una relazione di fiducia con il cliente o con l’azienda che cerca.
Il problema del linguaggio e della comunicazione tocca anche le aziende e il modo in cui si affacciano e utilizzano LinkedIn. Tanti ancora non comprendono che l’azienda è fatta di persone, che devono essere coinvolte, si devono mettere in gioco. E questo per molti è ancora difficile.
Chi sono i tuoi clienti?
Generalmente vengono da me persone che sentono di aver sbagliato percorso professionale, che hanno dubbi sul cammino intrapreso e credono che gli studi fatti, il lavoro scelto, siano una via obbligata. Invece non è così.
Mi piace molto lavorare con queste persone. Penso che si sia sempre in tempo per cambiare, per mettere a fuoco la propria profondità e unicità, che andrà compresa e integrata in un nuovo progetto.
Anche gli errori che si commettono non sono un’obiezione ma un ponte che ci può portare a costruire una nuova versione di noi.
Il post lockdown ha portato a galla difficoltà, riflessioni e domande in molte persone. Oggi vedo l’urgenza di alcune domande. Ho clienti che sentono il bisogno di capire chi vogliono essere, prima ancora di pensare al proprio CV.
Quali sono gli errori più comuni che vedi?
Diversi. C’è chi brucia la sezione dedicata alla propria presentazione scrivendo “buone capacità di problem solving, in attesa di occupazione”, chi lascia vuoto lo spazio dedicato alla presentazione.
Guardiamo, per fare un esempio, nel libro ne riporto diversi, Riccardo Scandellari, vero guru del marketing, sicuramente un leader nel suo settore. Ecco come si presenta. “Ho fiducia nelle persone che vogliono crescere, lavorare e formarsi”.
Altro errore comune, dimenticare che si è visibili a tutti, che ciò che scriviamo resta visibile nella sezione attività del mio profilo e non si perde nel feed, come su Facebook.
È importante quindi utilizzare un tono adatto, non scadere in inutili polemiche, non scaldarsi, non usare parole sopra le righe.
Per finire, profili scritti in inglese che girano sul mercato italiano, oppure scritti in due lingue, certo si potrà chiarire nelle competenze che si è inglesi madrelingua, o tedeschi, ma se si vive e si lavora in Italia perché utilizzare un’altra lingua? Non fa più “figo”, crea solo confusione.
Come muoversi e gestire le richieste di collegamento?
Tre consigli.
- Quando si contatta qualcuno accompagnare la richiesta con due righe di presentazione. È più professionale, inoltre quando si scrive a una persona il messaggio finisce nella messaggistica interna, che poi resta in memoria.
- Se si viene contattati, prima di accettare, controllare se quella persona ci interessa. La scelta a monte del contatto è importantissima: scelgo di seguire una persona, questa posterà dei contenuti che dovranno essere interessanti per me e che magari mi serviranno anche per validare la mia identità professionale. Dunque se non curo all’ingresso il contatto mi troverò con una bacheca piena contenuti che non solo non mi interessano, ma non aggiungono valore alla mia professionalità.
- Ricordiamo che LinkedIn si sta muovendo per diventare un quotidiano online, c’è la sezione delle notizie scelte che sta andando molto forte. Quindi sempre di più sarà importante avere una rete di contatti forti e utili.
Cosa ti ha insegnato la scrittura del libro
A beh… sono scesa dal piedistallo.
Quando ho iniziato a scrivere il libro con Zandegù, che non ringrazierò mai abbastanza per questa preziosa opportunità, ho buttato giù la scaletta, ho scritto, e alla prima revisione; bam, ho capito quanto lavoro c’era da fare. È stata una sfida.
Scrivere mi è servito per lavorare su me stessa, mi ha permesso di guardarmi da fuori. Argomenti che per me erano scontati non erano affatto chiari per gli altri. E così ho lavorato tanto, scritto, riscritto, asciugato, accorciato, cercato la parola. Ho imparato la forza delle parole giuste.
In quasi un anno di lavoro sono cresciuta molto, ho tirato fuori le competenze per metterle al servizio degli altri.
Per finire, tre consigli per chi vuole affacciarsi su LinkedIn
- Primo: iniziamo a pensare come professionisti. Non come dipendenti di, anche se cerchiamo un lavoro in azienda. E questa cosa vale a 20 come a 50 anni. Senza timore di darsi un nome, di definirsi, di capire chi si è. Non va mai bene “in cerca di occupazione”.
- Secondo: impariamo a raccontarci, senza timore. Chi siamo, cosa facciamo, quali sono i nostri obiettivi, le nostre capacità, anche i nostri sogni. Vedo ancora tanta reticenza nel raccontarsi: dico, ma non troppo, racconto, ma non tutto.
- Terzo: sperimentiamo. LinkedIn si sta modificando, ha messo le stories, sta cercando di integrare Zoom direttamente sulla piattaforma, insomma, sarà il social del 2021… e forse anche del 2022. Vogliamo non esserci dentro?!
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