BenvenutiABC, un benvenuto ai bambini migranti
Realizzato grazie alla tecnologia Pubcoder e in collaborazione con la Fondazione Migrantes,BenvenutiABC è un libro digitale interattivo e gratuito che si utilizza sui cellulari o sui tablet, ma anche sui pc.
Pensato per comunicare,avvicinare, interfacciarsi con i bambini migranti che arrivano ogni giorno in Italia e che della nostra lingua e delle nostre parole non conoscono nulla. Ogni parola è scritta infatti in italiano, inglese e arabo.
L’Italia accoglie ogni anno un numero crescente di migranti, e, tra loro, tantissimi bambini; BenvenutiABC è pensato per la prima accoglienza, per stabilire un dialogo, per strappare un sorriso. Questo è il risultato di un lavoro partito all’inizio del 2016, che ha visto la luce grazie alla collaborazione di più di 120 illustratori e tante altre persone che hanno regalato il loro talento.
Siamo felici e riconoscenti, ma non sorpresi: sono tantissime le persone che ogni giorno si dedicano all’accoglienza e all’integrazione, volontariamente. Tra loro, la Fondazione Migrantes, che ha sposato dall’inizio l’iniziativa e ci aiuterà a diffondere e utilizzare BenvenutiABC nei centri di accoglienza italiani e ovunque possa servire.
Giulia Natale ha lavorato per alcuni mesi a questo progetto, ha raccolto le illustrazioni, si è interfacciata con la Fondazione Migrantes e ora va nelle scuole a presentare il progetto.
Giulia, come è nata questa folle e generosa idea?
L’idea originale è di Anna Karina Birkenstock e Caspar Armster, due illustratori tedeschi che lavoravano in un centro di accoglienza per migranti a Colonia e si sono resi conto velocemente della difficoltà a interfacciarsi con i bambini. Anna ha iniziato a disegnare, schizzare le parole su un quadernetto. Poi l’idea: conoscevano la tecnologia PUBCoder e hanno deciso di realizzare un libro digitale da scaricare su un’APP. Ed è nata così la versione tedesca, in tedesco e inglese. Da lì anche noi abbiamo deciso di fare la stessa cosa, vedendo nella Fondazione Migrantes l’ente che avrebbe portato il libro fra i migranti. E’ stato un lavoro enorme e bellissimo.
Quando siete partiti?
Abbiamo lanciato una call per illustratori ad aprile dello scorso anno, alla Fiera del libro di Bologna. Sono arrivate le prime 40 schede. Poi più nulla. Panico. Da lì siamo partiti con forza a contattare, scrivere, telefonare, chiedere…. A settembre si chiudeva il progetto. A ottobre siamo andati online. E’ stato davvero faticoso ma per me molto istruttivo. Poco dopo aver iniziato ci siamo anche resi conto che non bastava l’italiano e l’inglese, e abbiamo deciso di tradurre le parole anche in arabo.
Cosa ti ha insegnato?
A gestire e coordinare un grosso progetto, a capire le altre persone. Tutti gli illustratori hanno lavorato gratuitamente, non è scontato né banale. E poi l’importanza della cura, quando si lavora per i bambini bisogna essere attenti a ogni dettaglio. E poi altre mille cose. Come la difficoltà per gli illustratori di disegnare parole che rappresentano idee. La parola famiglia nell’immaginario europeo è differente da quella siriana, o afghana o africana. Bisogna cogliere l’immediatezza, dimenticarsi dell’iconografia fiabesca o cattolica, dei cartoni animati. Tutti mondi che per molti piccoli migranti sono sconosciuti. E poi è stato bellissimo vedere la gratitudine e lo stupore della Fondazione Migrantes che forse non immaginava di poter veicolare un prodotto così evoluto e curato.
Le parole come sono state scelte?
L’elenco delle parole, che sono quasi le stesse della versione tedesca, è stato fatto da un gruppo di studiosi che si occupano di semantica e migranti. Ci sono parole utili, come casa, ospedale, piede, sciarpa, e parole casuali, allegre, che devono dare ai bambini l’idea di normalità. Certo, mi piacerebbe creare un libro così per la famiglia, penso alle donne che arrivano, a loro servirebbero parole come assorbente, mestruazioni. E poi da alcune insegnanti ci arriva l’imput sui cinesi, quanto sarebbe utile avere questo strumento per i bimbi cinesi. Insomma, di lavoro da fare ce ne sarebbe ancora molto, Chissà cosa ci porterà il futuro.