In principio c’erano le modiste.
Negli anni Trenta le modisterie erano luoghi di ritrovo per le signore alla ricerca di un cappellino adatto da indossare per ogni impegno della giornata, dalla spesa al teatro.
A quei tempi nessuna donna (o uomo) usciva di casa senza il cappello. Ogni stagione aveva il suo e passate le stagioni venivano “aggiustati” nelle forme o nei dettagli che si deterioravano.
Ora le modisterie sono scomparse, i cappelli si indossano occasionalmente e vengono realizzati quasi solo industrialmente.
Eppure c’è chi all’arte del cappello si è avvicinata dopo anni di studio, ricerca, sperimentazione: lei è Veronica Toppino, che dal suo Roero è partita per studiare, viaggiare, conoscere, e qui è tornata.
Ha dato vita a un piccolo laboratorio di modisteria e a un marchio, Toppino Hats, che coniuga artigianalità, cura dei dettagli, manualità e sperimentazione.
Veronica, come sei arrivata alla creazione del tuo brand?
Ho studiato design industriale al Politecnico di Torino e poi sono andata a Londra, dove mi sono specializzata in Costume Design for Performance, al London College of Fashion.
Proprio a Londra ho seguito un corso di modisteria e mi è piaciuto tantissimo; i cappelli sono vere e proprie strutture, si prestano bene per essere costruiti in tre dimensioni, non come gli abiti.
A Londra ho collaborato con il Victoria & Albert Museum e ho disegnato i costumi del cortometraggio “Moonage Daydream”, diretto da Adriano Valerio. Il mio lavoro è stato esposto allo State Historical Museum a Mosca, all’interno della mostra “Innovative costume of the 21st Century: the Next Generation” 2019.
Di fondo la mia passione per tutto ciò che è manuale mi accompagna da sempre: ho aggiustato una vecchia macchina da cucire Singer, di mia nonna, di quelle a pedale, e ho iniziato a cucire.
Poi hai deciso di rientrare in Italia?
Sì. La vita a Londra non è facile; le persone vanno e vengono e io, che già sono una persona solitaria, ho vissuto anni di grande solitudine. Avevo voglia di casa.
Rientrata in Italia ho lavorato nel mondo della televisione come assistente costumista e maker.
Poi, con Liborio Capizzi, uno stilista che crea abiti molto teatrali.
Nel 2020 ho vinto una borsa di studio per il Teatro dell’Opera di Roma, con cui ho realizzato diversi allestimenti: dall’ Evgenij Onegin a Turandot, dal Rigoletto a Le Quattro Stagioni.
Arrivato il Covid sono rimasta a casa. I mesi di pandemia mi hanno portato grande riflessione, e lì ho deciso di aprire il mio atelier.
Il lavoro della costumista ti porta sempre in viaggio, una settimana a Roma, un mese a Milano, uno a Londra. Non faceva per me.
Ora sono tornata a casa, nel Roero, in mezzo alla mia campagna piemontese, quanto di più lontano dal mondo dello spettacolo e della televisione, mi piace molto. Montare il laboratorio, che ancora non è ultimato, è stato ed è tuttora un grosso impegno.
Un tempo la professione di modista si tramandava in famiglia, per me ovviamente non è stato così: recupero da anni teste di legno nei mercatini di tutta Italia. Recentemente ho rilevato il materiale di un cappellaio di Firenze che chiudeva tutto: circa 300 teste di legno. Una vera opportunità.
Ora il laboratorio è il tuo regno?
Sì, amo la solitudine di quel posto, anche se è un’arma a doppio taglio.
Mi piace gestirmi in autonomia, provare e riprovare, sperimentare, studiare, e poi vedere nascere i cappelli.
Amo la cura dei dettagli, la manualità e l’artigianalità, che per me sono valori fondamentali: tutte le mie creazioni sono fatte a mano, molti pezzi unici e su misura, il lavoro manuale è una necessità, un’esigenza, un atto che aggiunge valore al prodotto.
Mi piace la sperimentazione con i materiali: ciascuno ha un proprio potenziale espressivo, a ogni materiale corrisponde un prodotto diverso.
Oltre il feltro, per i cappelli estivi utilizzo materiali naturali: mais, rafia, bao, seagrass, la carta, che si lavora a intreccio in tanti modi. Poi il sisal e il parasisal e il famoso Panama, costosissimo.
Mi piacerebbe approfondire la lavorazione di questi materiali, collaborando con qualche azienda che opera con queste fibre, io non ho i macchinari.
L’ispirazione arriva da ciò che mi circonda: dalla natura alla letteratura. Sono una persona con la testa fra le nuvole, forse fra quelle nuvole trovo l’ispirazione.
In futuro mi piacerebbe fare due linee, una invernale e una estiva, che cambia di anno in anno.
Quanto impieghi per realizzare un cappello?
Per un cappello formato, a cupola semirigida, ci vogliono circa due giorni di lavoro.
Prima bagno il feltro, utilizzo il lapin, ideale per i cappelli, perché tiene in memoria la forma della testa in legno, poi lo metto a caldo sulla forma e lo faccio aderire, lo lascio in posa un giorno, ad asciugare. Non uso appretti perché mi piace che rimanga morbido e naturale, una volta asciutto lo rifinisco. Amo i cappelli minimali, non amo le decorazioni o le fantasie.
Chissà che in futuro non riesca a creare le forme in legno, sono loro la mia vera passione. L’architettura, la forma, la struttura, quella è la mia vera passione.
A proposito di architettura, raccontaci dei tuoi cappelli struttura.
I Cappelli Struttura sono nati proprio come strutture indossabili. L’ispirazione è arrivata dalle crinoline vittoriane, ampie strutture di stoffa e metallo che servivano da sottogonna, e dai macro cappelli del XVIII-XIX secolo.
Le sottogonne all’epoca servivano alle donne per mantenere le distanze; dismesse le crinoline sono rimasti gli ampi cappelli, tenuti da spille, piccole armi di difesa; la moda era uno strumento perfetto per mantenere le distanze e comunicare il proprio ruolo in società. Era un potentissimo strumento di comunicazione. Dalle stecche in ferro di quelle sottogonne ho dato vita ai miei folli cappelli.
Da quando ho iniziato a cercare le forme e a dedicarmi a questo mestiere, negli ultimi sette anni, sono aumentate le persone che creano cappelli; così come sono aumentati i workshop per imparare a realizzarli.
Vedo fermento in questo settore, l’artigianalità sta prendendo piede, lentamente, anche fra i giovani: la modisteria è una piccola nicchia, ma può dare grandi soddisfazioni.
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