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Raffaella Ronchetta

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Monica Nanetti: la Forrest Gump della bicicletta

23 Ottobre 2018  –  Raffaella  –  Categoria:  Fatti miei  –  Tag:  Interviste

“Mi chiamo Monica Nanetti, sono nata nel 1961, vivo a Milano, appartengo alla disastrata categoria dei giornalisti free lance, ho un matrimonio alle spalle e una figlia ormai grande e indipendente. Un ritratto non particolarmente degno di nota, ma che – interpretato in un’ottica positiva – offre anche alcuni vantaggi:

  • il primo è una notevole libertà dagli impegni famigliari (che è poi il positivo rovescio della medaglia di essere single);
  • il secondo è che, avendo abbondantemente superato il mezzo secolo di vita, le smanie di carriera sono ormai alle spalle, come pure l’esigenza piacere o di dimostrare qualcosa a chicchessia;
  • il terzo è quello di avere un lavoro autonomo, che mi permette una certa elasticità nel decidere i miei tempi di lavoro e di vacanza.

Non sono una persona particolarmente sportiva, ma ho sempre amato i viaggi: anche quelli un po’ scomodi, purché ne valga la pena. Ed è da poco tempo che ho fatto un’interessante scoperta: per regalarsi una piccola avventura non c’è tanto bisogno di condizioni privilegiate, quanto di riuscire per un po’ a staccare la spina da quel senso del dovere che spesso ci schiaccia, e che non sempre è giustificato dai fatti”

Ecco Monica Nanetti , giornalista, ciclista, simpaticissima ideatrice del progetto “Se ce l’ho fatta io” , un’avventura in bici lungo la via Francigena, da Aosta a Roma, diventata un libro che è un diario di viaggio ma anche un mini manuale per chi volesse fare la stessa cosa.

Cosa trovi nell'articolo

  • Partiamo dall’inizio, la folle idea
  • Pronti, partenza via…
  • Cosa ti ha insegnato il viaggio?
  • Gli incontri?
  • Il ritorno
  • Poi è arrivata la casa editrice Hoepli, che pubblica per l’Italia la collana For Dummies
  • Dopo la via Francigena?

Partiamo dall’inizio, la folle idea

Sono arrivata a un momento della vita in cui il lavoro scarseggiava, la figlia ormai grande era andata per la sua strada e io mi sono trovata un po’ sola e un po’ sfaccendata.  Dopo un iniziale momento di sconforto mi sono detta: “O sto qui a piangere o mi organizzo”. E mi sono organizzata. Tempo ne avevo, per fare una cosa che non ero mai riuscita a fare e a cui forse non avevo mai nemmeno pensato.  Una cosa lontana da me, dal mio modo di vivere, per nulla sportivo. Una cosa che mi ha cambiato la vita, anche se non immaginavo ancora quanto. La via Francigena, da Aosta a Roma in bici. Sono partita in bici perchè per fare tutta la Francigena ci vuole un mese e mezzo e  non avevo tutto quel tempo, inoltre l’dea della  bicicletta mi piaceva. Certo non mi sarei aspettata il successo e la visibilità che sono poi arrivati.

Pronti, partenza via…

Da quando ho deciso di partire a quando sono  effettivamente partita è passato quasi un anno e sono cambiate diverse cose. Così è la vita. Un’amica ha deciso di partire con me e ahimè mi sono rotta un braccio. Così ho ulteriormente posticipato la partenza stabilita di una ventina di giorni e anziché carcollarmi giù dalla discesa del Gran San Bernardo con il braccio ancora debole abbiamo deciso di partite da Aosta.

Comunque alla fine siamo partite, senza preparazione, senza attrezzatura speciale, senza esperienze particolari di viaggio. E ovviamente il viaggio si è rivelato stupendo. Guardando indietro capisco  che sia io che Annita, la mia amica, siamo due donne “resistenti”.  Alla fatica, allo stress, alle intemperie. Tutti erano convinti che non avremo ultimato l’impresa… e invece.  Per dare notizie abbiamo deciso di mettere su FB ogni sera qualche informazione sul percorso fatto. Tutti  avrebbero potuto essere aggiornati sul nostro viaggio. Poi, poco per volta, giorno dopo giorno, ci siamo accorte  che tantissime persone iniziavano a seguirci, soprattutto donne, dai 40 in su, ma non solo, e che si appassionavano. Scrivevano per ringraziarmi, per raccontarmi quanto fosse importante per loro vedere una donna come me, assolutamente normale e senza una grande preparazione fisica, partire per un’avventura simile.  Nel mio piccolo mi sentivo un po’ Forrest Gump.  Tutto questo innegabilmente mi ha fatto pensare che  “se ce l’ho fatta io”.

Cosa ti ha insegnato il viaggio?

Il viaggio è faticoso, indubbiamente. Ma mentre viaggi sei focalizzato solo su quello, non hai altro a cui pensare, mentre nella vita quotidiana spesso siamo di fronte  a cose più faticose. Pensiamo ai traslochi. Fare dieci chilometri a piedi spingendo la bici è faticoso. Ma le tue energie sono canalizzate solo su quello, e questa è una gran fortuna. Ti permette di pensare solo a quello e di dare il massimo. Detto questo il viaggio mi ha dato tantissimo: la libertà di viaggiare con poche cose. Mi ha cambiato il modo di pensare e di comprare.  Ho capito quanto siamo soffocati da cose che non servono, schiacciati dal fare ciò che non abbiamo voglia di fare, ancora più assurdo. Non siamo abituati ad avere fiducia in ciò che può succedere. Pensiamo di dover avere tutto sempre pianificato, prestabilito, organizzato. Uscire da questo schema offre opportunità incredibili. Insomma, un’esperienza così ti cambia la vita. Non per l’attività fisica. Ma perché ti fa capire che si è libere, alla nostra età, di fare ciò che si vuole. Non si deve più dimostrare nulla, ciò che si deve costruire lo si è costruito, e ci si può ancora godere tutto. Ma a questa considerazione non si arriva in automatico, perché si è talmente dentro all’ abitudine malsana di dover dimostrare, fare, raggiungere.  Questo mi piace raccontare alle altre donne che mi scrivono e che incontro.

Gli incontri?

Dovrei scrivere un libro solo su quello, sugli incontri fatti lungo i viaggi. Se ne devo scegliere uno allora penso a una sera di quest’estate, a Tarvisio, il primo paese italiano al confine tra Austria, Italia e Slovenia. Tre lingue, tre culture e tre mentalità differenti. In un’osteria del centro, in cui ci eravamo fermati a mangiare, abbiamo trovato, per caso, tutto il paese: sindaco, vicesindaco e un fantomatico assessore agli orsi.  Sì, perché da quelle parti gli orsi sono un vero problema. Le telecamere della caserma dei carabinieri avevano ripreso un orso  che passeggiava indisturbato per le vie del centro.

Il ritorno

Al ritorno dal viaggio ho deciso che avrei scritto il libro della nostra avventura. Un po’ diario un po’ guida.  Sarei stata anche disposta a pubblicarlo io e invece l’editore Ultra mi ha dato fiducia e così è uscito “Se ce l’ho fatta io”, impostato sulla sfida,sul mettersi alla prova. Il libro ha creato un volano di visibilità e autorevolezza. Così poco per volta sono nate una serie di collaborazioni, divertenti, incredibili e inaspettate.  E senza nemmeno pensarci l’azienda di biciclette Specialized mi ha preso come testimonial in mezzo a super atleti. Fa sorridere la mia presenza accanto a persone con la metà dei miei anni e la metà del mio peso. Ma tant’è.  A loro interessa ovviamente spingere le persone ad andare in bicicletta, perché è una cosa bella, si può fare, a qualunque età, e in qualunque momento.

Poi è arrivata la casa editrice Hoepli, che pubblica per l’Italia la collana For Dummies

Ora sto scrivendo “La via Francigena per negati”. Ma la cosa più divertente che mi è capitata è di pochi giorni fa. Il Corriere della Sera con la Gazzetta dello Sport pubblica collane dedicate ai diversi sport. Una è dedicata alla bicicletta in tutte le sue forme: 24 volumi. Io sono stata scelta per il volume “La bici estrema”.  E raccontano di me accanto a Vittorio Brumotti, a una ragazza che ha compiuto il record del mondo di bici su neve, a chi ha attraversato l’artico in bici. Il messaggio che credo di portare è  che se  anche una come me ce l’ha fatta, può farcela chiunque. Non hai scuse se sei ancora seduto sul divano, alzati e pedala.

Dopo la via Francigena?

La primavera scorsa  siamo nuovamente partite, si sono aggiunti  amici e parenti a geometria variabile. Mi ero inventata  questo percorso demenziale, che si chiamava “Da Vienna a casa” e poi si è trasformato “Dalla Sacher al risotto”. Ma la bici mi accompagna sempre, appena ho un momento libero vado, anche dietro casa. Ci sono luoghi bellissimi. Ora sto pensando al viaggio del prossimo anno. Il 2019 è il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo Da Vinci e sono stata contattata da un gruppo di cultori di Da Vinci, ultra ottantenni, che mi hanno chiesto di fare un viaggio da Milano ad Amboise, sulla Loira, il castello in cui è morto Leonardo.  Ho studiato l’itinerario, è un po’ lungo, ma se tutto va bene sarà di 1559 km, come l’Arno. Chissà se qualcuno sarà interessato a seguirmi?

 

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Raffaella Ronchetta

Giornalista e consulente di comunicazione.

Aiuto le associazioni, le aziende, le persone a gestire la propria comunicazione e quella dei propri prodotti attraverso attività di ufficio stampa e digital pr, costruendo una strategia di comunicazione “su misura”.

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