La newsletter di Valerio Bassan Ellissi è una fucina di informazioni, ogni settimana. Parla di “quello che succede all’intersezione tra media, business, tecnologia e strategia digitale” e io l’ho scoperto proprio grazie ad Ellissi. Lavora come digital strategist nel mondo del giornalismo.
Ecco le quattro domande a cui ha gentilmente risposto.
Cosa fa una persona che si occupa di strategia digitale?
Il significato di ‘strategia digitale’ può avere diverse declinazioni, a seconda del settore in cui si opera. Nel mio caso, significa aiutare le aziende a individuare un modello di business solido, per sostenere la propria attività, costruendo un percorso virtuoso che poggia su prodotti e canali digitali efficaci e innovativi.
Con i miei clienti in ambito news & media, ad esempio, lavoro per ottimizzare le strategie di relazione con il pubblico e di produzione del contenuto, in funzione degli obiettivi economici dell’azienda. Per esempio, quando una testata tradizionale vuole intraprendere la strada del paywall o creare una membership per i suoi lettori più affezionati, e ha bisogno di capire come muoversi a livello di contenuti, tecnologia e posizionamento.
Il giornalismo tradizionale è ormai morto?
Se parliamo di contenuti o di processi, direi proprio di no — nel senso che, per quanto mi riguarda, non vedo una distinzione tra giornalismo tradizionale e giornalismo ‘innovativo’: l’etica e la professionalità del racconto dell’attualità non è cambiata.
Se parliamo di modelli di business, qui la trasformazione è più evidente. La pubblicità online non è mai stata particolarmente efficace nel garantire la sopravvivenza delle testate. Per questo il cosiddetto ‘pivot to readers’ – ovvero, il ritorno prepotente alla ricerca del sostegno diretto di lettrici e lettori cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio – ha aperto nuove frontiere, offrendo una luce in fondo a un tunnel che stava diventando davvero buio. Non è un modello che può funzionare per tutti, così come non dobbiamo dimenticarci che la pubblicità porta ancora la maggior parte degli introiti per le testate. Ma è un cambiamento fondamentale, perché ‘costringe’ i giornali a rimettere in discussione la propria posizione top-down e a costruire relazioni di valore con il proprio pubblico. Il che farà benissimo al giornalismo.
Le relazioni valgono più dei contenuti?
Le relazioni, come macro-unità, valgono moltissimo. L’obiettivo di ogni giornale dovrebbe essere quello di cercare il ‘network effect’ – ovvero, acquisire più valore all’aumentare dei lettori. Il migliore giornalismo è quello che ha un impatto reale sulla vita delle persone, che riesce a incidere costruttivamente sul loro quotidiano; un’informazione che aiuta una community a organizzare meglio le informazioni di cui ha bisogno, per vivere e prosperare in una società democratica. Detto questo, il contenuto è fondamentale, è la vertebra su cui poggia tutto — ma non basta a se stesso e non può esistere in un ‘vuoto’: ha bisogno del collante della relazione per accrescere il suo significato e validare il suo ruolo.
Un consiglio per i ragazzi e le ragazze che si affacciano alla professione di giornalista, digital strategist, content creator.
La chiave è essere curiosi. In un mondo che si muove velocemente, è centrale restare un passo avanti su quello che succede: ci sono decine di ottime risorse gratuite su cui fare affidamento — podcast, siti, newsletter. Sperimentate, aprite un canale in cui parlare di quello che vi appassiona, senza timori. Altro consiglio: studiate economia. No, non dovete iscrivervi a una triennale, ma approfondire come funzionano i nuovi modelli economici del digitale (creator economy, subscription economy, membership economy e così via): sono fondamentali per capire come si stanno evolvendo il mondo dei media e quello della creazione di contenuti online.
ermanno dice
Gent.mi,
non so se ho vi inviato inavvertitamente un commento simile a questo….
Desideravo sapere dalla dssa ronchetta e dal dr Bassan esperti di comunicazione di social, di contenuti e strategie , se non sia il caso , di creare un “ comunicazione strategica “ per far riiniziare i giovani a leggere un quotidiano ! L’internizzazione, la velocità dei messaggi, il coinvolgimento interattivo che offrono agli appassionati dei singoli temi , ( sport, moda, giochi, per indicare quelli “ sani” impediscono
l’app ofondimento dei temi sociali, dei valori, degli accadimenti di quello che sta succedendo ….ecc !
Credo che sia necessario portare avanti ambedue le metodiche di comunicazione !!!!
Mi sono sentito di chiedervi il vs modo di vedere, dopo che 5 minuti fa, in un bar di genova , 5 universitari non sapevano del recovery found , che ieri ci sono state le sedute alla camera al senato e quali sono i temi salienti che il progetto si propone! per me è. pazzesco! grazie per un vs feedback,cordiali saluti ermanno montobbio