Ironica, folle, simpaticissima, Marie Louise Denti, nata in Svizzera da mamma francese, cresciuta a Biella, ora residente a Londra, ai margini dell’Europa: “Proprio io che sono un’europeista convinta”, ha una sola missione nella vita, salvare il mondo dalle presentazioni orrende e soprattutto, inefficaci. Lo fa con la sua partner in slide, come la chiama lei, Elena Bobbola, con cui ha creato il marchio Slide Queen.
Malou, come la chiamano gli amici, è un fiume in piena, energia inarrestabile, idee chiare e pochi peli sulla lingua. È partita studiando come segretaria d’azienda, cosa assai buffa, perché lei la segretaria di qualcuno non avrebbe mai potuto farla, racconta: “Ogni giorno combatto il sessismo dilagante e cerco di dare un po’ di joie de vivre al mondo femminile. Credo che molte donne subiscano ancora oggi grandi limitazioni e nascondano un immenso potenziale”. Ora fa la visual designer e si racconta così.
L’equilibrio fra la forma e il contenuto
Ho sempre avuto con una grande voglia di esprimermi attraverso le parole, i colori, le forme. Una voglia soppressa dalla famiglia. Il mio papà aveva la fabbrichetta e voleva studiassi ragioneria. In realtà ho studiato come segretaria d’azienda e poi mi sono iscritta a Conservazione dei Beni Culturali a Pisa, e lì la folgorazione.
La filosofia di pensiero di quell’Università era formalista, grazie a quel genio antifascista che era Carlo Ludovico Ragghianti, che sosteneva che ogni scelta formale è una scelta di contenuto, ho studiato per anni e anni – me la sono presa comoda – che la forma vale quanto il contenuto.
Faccio un esempio: se Giotto usa un tipo di blu, nei suoi dipinti, non lo fa casualmente, ma perché vuole dirci qualcosa.
In quell’università mi si è davvero aperto un mondo: ho imparato a leggere le cose che vedo.
Penso, con grande dispiacere, che tutto questo manchi nella nostra scuola, l’insegnamento passa solo attraverso le parole. Non è così: la comunicazione passa attraverso le parole ma anche attraverso le scelte di contesto in cui sono inserite le parole: i capolettera miniati dei testi medievali sono un esempio chiaro di questo modo di comunicare.
Dalla carta al pc
Terminata l’università ho vinto un master al Sole 24Ore di Infografica e Grafica editoriale e lì finalmente mi hanno messo davanti a un computer, cosa che a Pisa non era mai avvenuta.
Sono entrata a lavorare nelle redazioni dei giornali, e andavo forte forte con le infografiche, che ora tutti chiamano data viz, che fa subito molto più figo.
Così ho iniziato il mio percorso di equilibrista fra la forma e il contenuto: non cose belle ma funzionali al messaggio, per raggiungere, nel modo più efficace, il destinatario.
E sono diventata visual designer; il designer è colui che spacchetta un problema e trova soluzioni innovative per risolverlo, io come visual designer risolvo i problemi della comunicazione visiva.
La nascita delle Slide Queen
Tornata a Biella, cittadina culturalmente scoppiettante e vivace, ho aperto uno studio professionale. Lì ho trovato lavoro e marito, cosa non da poco, quindi viva Biella. E’ nata mia figlia e mi sono iscritta alla Rete al Femminile, perché credo nell’importanza di sostenere e valorizzare le donne. La mia vita è stata sempre costellata da forti e magnifici team femminili, non ho mai vissuto rivalità o odi, certo non sono una competitiva e lascio volentieri avanzare le altre, se sgomitano troppo.
Poi, proprio a Biella, grazie alla Rete al Femminile e ad amici comuni ho conosciuto la mia socia, Elena Bobbola. Sia io che lei lavoravamo sulle slide.
Con Elena ci siamo trovate subito: lavoravamo e vivevamo a poche centinaia di metri una dall’altra. Come potevamo pensare di lavorare autonomamente? O trasformavamo Biella nella Cupertino delle slide, o, cosa assai più semplice, collaboravamo. Sono nate le Slide Queen e la lotta quotidiana affinché la forma e il contenuto viaggino assieme. Avevamo capito entrambe l’immenso potenziale sommerso e ci siamo tuffate a pesce, armate di grandissima serietà e tanta tanta ironia.
Dove vai se le slide belle non le hai?
Ci sono aziende che spendono milioni di euro per realizzare pubblicità, video, spot, ambiscono al tappeto rosso di Cannes e poi, ogni santissimo giorno, spediscono materiale immondo dentro e fuori l’azienda.
Presentazioni mostruose con mail di accompagnamento che… “Dio ce ne scampi”, scritte nello stesso modo in cui sono realizzate le presentazioni.
Le slide in molte aziende sono ancora le Figlie di un Dio minore della comunicazione: sulle slide si spende poco, le si affida all’ultimo stagista arrivato dopo averlo piazzato nello stanzino con le luci al neon. Non sia mai che si senta a suo agio nel realizzarle!
Con Elena e con le Slide Queen abbiamo iniziato ad aggredire il mercato aziendale, cercando di migliorare, giorno dopo giorno, la comunicazione. Il nostro business è per il 70% slide e per il 30% corporate branding. Perché va bene fare le presentazioni belle belle, se poi però la tua comunicazione interna fa spavento…non andrai lontano e così seguiamo sia la comunicazione interna sia quella esterna.
Il valore aggiunto che portiamo è duplice.
Primo: evitare quegli infiniti giri di mail in cui si mandano e rimandano slide e presentazioni che tutti leggono, tanti modificano e nessuno comprende. Una comunicazione efficace aiuta a risparmiare tempo e nelle aziende il tempo è denaro. Ne sappiamo qualcosa!
Secondo: salvare il mondo, una buona comunicazione aiuta a comprendere e comprendere significa migliorare il mondo. Bon. Non c’è altro da aggiungere.
L’Italia e l’Europa
Molti arrivano da noi per passa parola. Poi crescono e raggiungono il mercato europeo, mercato in cui la cultura delle slide è sicuramente più sviluppata; sono infatti considerate un vero strumento di lavoro.
Ci sono aziende che per vincere un bando si affidano alla consulenza di designer. E allora i nostri clienti italiani, che arrivano su quel mercato armati delle loro slide home made, fatte dallo stagista entrato in azienda la settimana precedente e posizionato nello stanzino, guarda un po’… non vengono considerati. Anche se hanno un prodotto portentoso.
Allora arriva l’illuminazione e finalmente comprendono che devono spendere del vil denaro se vogliono essere ascoltati, che la forma vale quanto il contenuto e che forse vale la pena investire in formazione, per istruire persone capaci di realizzare slide degne di questo nome.
Bye bye stagista!
La forza dell’ironia
Il nostro approccio è ironico, credo fortemente che si possa parlare di cose serissime con leggerezza.
Sono Svizzera, buona come il cioccolato ma precisa come un orologio. Non sgarro una consegna mai, sono una project manager che fa rigare dritto tutti. Ma la leggerezza e l’ironia ci accompagnano sempre. Elena arriva alle riunioni con i capelli di due colori. E questo spesso destabilizza i clienti. Hanno il panico da capello colorato, poi collegano il cervello, iniziano ad ascoltare ciò che ha da dire e capiscono che sotto il rosa c’è sostanza.
Questo approccio forse screma i clienti, quelli che costituiscono lo zoccolo duro del nostro business, con cui collaboriamo ogni anno, sono culturalmente ricchi di suggestioni e idee. E questo è essenziale. Noi li chiamiamo “clienti palinsesto”. Belli fuori e ricchi dentro.
Per lavorare bene la comunicazione che ci viene affidata non deve essere stitica, le connessioni, gli stimoli, gli spunti da raccogliere devono essere tanti.
La slide è sintesi, ma ci vuole un messaggio ricco e forte da portare e sintetizzare.
Adesso molti hanno capito che la slide efficace è quella con un’immagine bella e poche parole.
Certo! Ma quelle parole, proprio perché poche, devono dire molto. Altrimenti restano parole attaccate su un’immagine. Stop.
La comunicazione inclusiva
Da ormai un anno, soprattutto con i clienti che operano all’estero, cerchiamo di lavorare sulla comunicazione inclusiva, in cui tutti possano immedesimarsi. È una battaglia faticosa.
La risposta comune è: “Sì certo!”
“Sì certo, cosa?” rispondiamo noi.
La comunicazione ha tantissimi canali: parole, immagini di persone e oggetti, atmosfere, rimandi ambientali, cibi, tradizioni.
Se avete un portale immobiliare e vendete case in Sicilia perché mettete immagini di case americane? Tutti capiscono che quella non è una casetta siciliana, non è un palazzo barocco. Cosa rappresenta il villone americano? Nulla.
Usate anche immagini di persone nere, gialle, grasse, basse e brutte. Non solo alte, bianche e belle. Mettetevi nei panni del vostro destinatario, non cambiate il contenuto ma adattatelo alle persone a cui parlate.
Le donne danesi a quarant’anni sono tutte molto sovrappeso, parlate a loro? Perché utilizzate immagini di modelle da Settimana della Moda?
Attenzione anche a chi tiene la presentazione. Perché inserire un’immagine con Arnold Schwarzenegger e Brigitte Nielsen per poi far gestire la presentazione da un manager che somiglia a Denny de Vito, piccolino con la pancetta?
5 tips per slide efficaci
- Progettate: cercate di pensare come un designer, nel lavoro, ma anche nella vita. Un foglio di carta, una penna, date ordine a ciò che volete dire, questo vi aiuterà a capire dove partire e dove arrivare. Poi tutto può essere capovolto e modificato, ma almeno avrete una basa da cui partire.
- Mettete davanti il destinatario: pensate alla busta che utilizzavamo un tempo, nel secolo scorso, per mandare una lettera. Il destinatario (le persone a cui si parla) è posizionato davanti, grosso; il mittente (noi) dietro, piccolo e il messaggio, chiaro e dettagliato, dentro la busta.
- Empatia: cosa si porta a casa chi vi ascolta? Una presentazione non è uno sterile monologo di dati e informazioni, cercate di trasmettere emozioni. Forse quelle le ricorderanno.
- Tempo: quanto tempo avete per fare la presentazione? Le cose principali ditele subito. Niente titoli inutili, niente “chi siamo: un’azienda… ” Lo saprà bene la platea a cui parlate chi siete, o no?
- Ci vogliono davvero? Ultimo e non ultimo, chiedetevi se avete davvero bisogno delle slide? Magari basta una telefonata…non è più facile?
E se proprio non sapete da dove partire, ci siamo noi, le Slide Queen!
Se invece avete bisogno di testi brillanti e vivaci, capaci di parlare ed emozionare, scrivetemi qui
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